Lug 2020
- By: CISS Sindone
- Tags: Tag: Chiesa SS. Sudario, Claudio Mattutino, dipartimento Informatica Università Torino, Gian Durante, Gian Maria Zaccone, Nello Balossino, Sergio Rabellino, Univesirtà Torino
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Basta collegarsi al link http://www.sindone.it/ChiesaSantissimoSudario. Così la chiesa del SS. Sudario spalanca – 24 ore su 24 – le sue porte alla visita virtuale. Capolavoro barocco – noto per la sua volta a botte, affrescata negli anni ’30 del Settecento dai pittori Piero Alzeri e Michele Antonio Milocco e oggetto di pregevole restauro nel 2018 – l’edificio appartenente alla Confraternita del SS. Sudario svela i suoi segreti sul sito web del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone e del Museo della Sindone, entrambe realtà legata alla Confraternita. Ogni angolo e opera vengono illustrati con didascalie in italiano, inglese e spagnolo.
L’iniziativa è stata concepita e promossa dal Direttore del Museo della Sindone, prof. Nello Balossino, che l’ha messa a punto grazie alla collaborazione dell’ing. Sergio Rabellino e del Dr. Claudio Mattutino, entrambi dell’ Università di Torino – dipartimento Informatica – su immagini scattate dall’ultimo fotografo ufficiale della Sindone, Gian Durante. In questi tempi di distanziamento sociale dovuti alla pandemia da covid-19 – e di forzata chiusura di tanti centri di arte e cultura – questa apertura virtuale avvicina la chiesa a tutte le famiglie di Torino e del mondo.
Un gioiello settecentesco
Concepita in prima istanza come oratorio, la chiesa del SS. Sudario fu costruita tra il 1734 e il 1735, di fianco all’ospedale dei Pazzerelli, gestito dalla stessa Confraternita del SS. Sudario e proprio a servizio dei malati di mente loro assistiti. Vero gioiello architettonico settecentesco, era stata progettata – a navata unica – dall’ ingegnere Ignazio Mazzoni, confratello della Congregazione del Santo Sudario, che l’aveva anche fatta erigere.
L’ apertura al pubblico risale al 1764, sempre su iniziativa della Confraternita, che fece realizzare il portone sulla strada per offrire al re Carlo Emanuele III la disponibilità dei propri cappellani per l’assistenza religiosa ai militari e alle loro famiglie, residenti nei quartieri militari costruiti in quell’epoca a pochi passi dalla Chiesa.
Il Museo della Sindone
Segnata dall’occupazione napoleonica, non meno che dalle due guerre mondiali, la chiesa conobbe vari restauri. Ma per un recupero completa e radicale si dovette comunque attendere sino al 1996. Un intervento di notevole risultato: il progetto sfociò infatti nel 1998 nell’apertura della cripta della chiesa al museo della Sindone, centro espositivo unico nel panorama culturale mondiale. Al di là del Duomo, dove il Lenzuolo è stabilmente conservato, ma non visibile, se non nei rari periodi di ostensione, questo è infatti il luogo che più di ogni altro offre la possibilità di accostarsi alla Sacro Lino.
Il ciclo di affreschi del Milocco e dell’Alzeri
Il restauro del 2018 – un’operazione da centomila euro, in gran parte finanziata da Fondazione Crt, Compagnia di San Paolo e Niaf (National Italian American Foundation di Washington) – si è concentrato sugli affreschi della stupenda volta a botte, deteriorati a causa di infiltrazioni. Affidato a tredici restauratici del Centro Conservazione e Restauro de La Venaria Reale, l’intervento ha restituito l’originaria luce alle inquadrature trompe l’oeil firmate dal veneziano Pietro Alzeri e al dipinto al centro della volta: la Trasfigurazione di Cristo, realizzato nel 1734 dal pittore piemontese Michele Antonio Milocco. Un ciclo di affreschi unico per raffinatezza e anche per dimensioni. Non ce ne sono altri in Piemonte realizzati su una superficie tanto estesa. “Particolarità di questo edificio sacro – puntualizza Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Italiano di Studi sulla Sindone – è che pur intitolato alla Passione e Morte di Cristo, porta un messaggio consolatorio. Tutte le opera qui contenute sono ispirate alla trasfigurazione e all’ascensione. Puntano quindi al superamento della sofferenza”.
Chiesa SS Sudario visita virtuale
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