05
Mag 2018

L’età della Sindone? Un quesito che a oggi non trova risposte soddisfacenti. A trent’anni dai risultati di radiodatazione con il Carbonio C14, che avevano fatto risalire il Telo al Medioevo – in un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 – il Centro Internazionale di Sindonologia ha voluto dedicare all’argomento  il Congresso annuale del suo Consiglio scientifico – tenuto il 5 e 6 maggio a Chambery, su invito dell’Arcidiocesi della città savoiarda. Al centro del dibattito le questioni lasciate aperte dai metodi utilizzati all’epoca e i loro limiti quando si tratti di dare un’età a tessuti come il lino, porosi e perdipiù contaminati nei secoli da vari agenti.

E’ provato infatti che nei secoli la Sindone è stata esposta all’aria aperta, stesa in tutta la sua ampiezza, trattenuta dalle mani di vescovi e religiosi e rammendata. Inoltre è sicuramente entrata in contatto con l’acqua, almeno quando è stata messa in salvo dall’incendio divampato nella Sainte Chapelle di Chambery nel 1532. Infine nell’ultimo secolo potrebbe anche essere stata conservata nella sua preziosa teca, a contatto con sostanze chimiche ad azione preservante. Una serie di circostanze che non sono state considerate nel 1988 quando si sono analizzati i ritagli del Telo, estrapolati – come comprensibile – da zone già compromesse, già sottoposte a tagli, e dunque per questo ancor più inquinate.

L’intenzione degli scienziati del Centro Internazionale di Sindonologia non è certo quello di confutare il metodo di carbodatazione cui si è ricorsi nel 1988 e che a tuttora risulta tra i più efficaci. Piuttosto quello di mettere in guardia sulle sue criticità. Anche perché oggi  le più qualificate agenzie specializzate in carbodatazione dichiarano apertamente che quando si sia alle prese con dei tessuti questo procedimento va sicuramente affiancato ad altri, di diversa natura, così da poter avere un confronto multidisciplinare  tra risultati provenienti da ambiti di analisi differenti.

Relatori del seminario il dottor Marco Ricci, chimico dell’Eni, che ha chiarito gli elementi di base del metodo di radiodatazione con il Carbonio 14; quindi il professor Paolo Di Lazzaro, dirigente dell’Enea, che ha esposto gli interrogativi lasciati irrisolti dalle carbodatazioni rese nel 1988 dai tre laboratori di Tucson, in Arizona, Oxford e Zurigo; infine il professor Marco Riani, docente di Statistica all’Università di Parma, che ha illustrato la sua analisi statistica robusta sulle possibili modalità di analisi seguite dai laboratori incaricati.

Ospitato dalla municipalità di Chambery, il Consiglio Scientifico del CIS  è comunque anche uscito dal chiuso del suo work-shop per incontrare le famiglie savoiarde, con una conferenza pubblica, anch’essa dedicata alla radiodatazione, sia pure con taglio divulgativo. Il saluto delle autorità cittadine – in particolare del sindaco Michel Dantin –  l’accoglienza dell’Arcivescovo Philippe Ballot, la messa privata nella Sainte Chapelle, presieduta dal rettore, nonché priore della Cattedrale, Bernard Dupraz e riservata ai delegati del CIS, hanno dato prova di una feconda volontà di amicizia. Si tratta di un abbraccio che da Chambery e Torino, città gemellate, intende estendersi ai centri dove il CIS conta delegazioni, rappresentanze o gruppi di studiosi: Roma, Napoli, Cagliari, Bologna e ancora Parigi, Valencia, Cracovia, Cambridge. Nel segno della Sindone si schiudono orizzonti di un’ampia rete di collaborazioni.

La relazione del Dr. Ricci a Chambery

La relazione del Prof. Di Lazzaro a Chambery

La relazione del Prof. Riani a Chambery

L’articolo di Marco Bonatti su Avvenire del 31Maggio 2018

 

 

 

Sguardi e volti intorno alla Sindone

 

La Messa per il CIS alla Sainte Chapelle

Lascia un commento

XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>